Assenza di politiche per la famiglia, zero incentivi a fare figli e crisi economica. Sono questi gli “ingredienti” che hanno portato l’Italia a una lenta e progressiva distruzione, con un evidente divario con alcune nazioni dell’est, come ad esempio la Polonia che oltre a crescere in termini di Pil (+ 6% annuo) adotta politiche per incentivare la natalità. Non solo: paradossalmente, la Polonia sta divenendo al pari della Germania una meta migratoria per molti italiani che vi vanno a lavorare, in assenza di qualsiasi prospettiva nel loro paese.
E mentre l’Italia invecchia e le culle sono vuote (più pannoloni e pochissimi pannolini), il Belpaese continua a importare i figli degli altri. Il numero degli ultranovantenni sono quasi 730 mila, mentre i vecchietti oltre i cento 17 mila. Sono 5 milioni 29mila il numero di migranti complessivi che rappresentano l’8,3% della popolazione residente.
Al 1° gennaio 2017 – scrive l’Istat – si stima che la popolazione ammonti a 60 milioni 579 mila residenti, 86 mila unità in meno sull’anno precedente.
La natalità conferma la tendenza alla diminuzione: il livello minimo delle nascite del 2015, pari a 486 mila, è superato da quello del 2016 con 474 mila.
Dopo il picco del 2015 con 648 mila casi, i decessi sono 608 mila, un livello elevato, in linea con la tendenza all’aumento dovuta all’invecchiamento della popolazione.
Il saldo naturale (nascite meno decessi) registra nel 2016 un valore negativo (-134 mila) che rappresenta il secondo maggior calo di sempre, superiore soltanto a quello del 2015 (-162 mila).
Il saldo migratorio estero nel 2016 è pari a +135 mila, un livello analogo a quello dell’anno precedente ma, rispetto a quest’ultimo, è determinato da un maggior numero di ingressi (293 mila), e da un nuovo massimo di uscite per l’epoca recente (157 mila).
Al 1° gennaio 2017 i residenti hanno un’età media di 44,9 anni, due decimi in più rispetto alla stessa data del 2016. Gli individui di 65 anni e più superano i 13,5 milioni e rappresentano il 22,3% della popolazione totale; quelli di 80 anni e più sono 4,1 milioni, il 6,8% del totale, mentre gli ultranovantenni sono 727 mila, l’1,2% del totale. Gli ultracentenari ammontano a 17 mila.

La fecondità totale scende a 1,34 figli per donna (da 1,35 del 2015); ciò è dovuto al calo delle donne in età feconda per le italiane e al processo d’invecchiamento per le straniere: le straniere hanno avuto in media 1,95 figli nel 2016 (contro 1,94 nel 2015); le italiane sono rimaste sul valore del 2015 di 1,27 figli.
L’età media delle donne al parto è di 31,7 anni. La vita media per gli uomini raggiunge 80,6 anni (+0,5 sul 2015, +0,3 sul 2014), per le donne 85,1 anni (+0,5 e +0,1).
Scende popolazione residente in Italia
Al 1° gennaio 2017 si stima che la popolazione residente in Italia scenda a 60 milioni 579mila; 86mila unità in meno rispetto all’anno precedente (-1,4 per mille). Nel 2016 il saldo naturale (nascite-decessi), negativo per 134 mila unità, e quello migratorio con l’estero, positivo per 135 mila unità, si equivalgono. Le ordinarie operazioni di assestamento e revisione delle anagrafi (saldo migratorio interno e per altri motivi) comportano un saldo negativo di 87mila unità.
I trasferimenti all’estero di cittadini italiani superano le 115 mila unità
I flussi migratori con l’estero, tanto in ingresso quanto in uscita, continuano a rappresentare nel decennio in corso un importante fattore di crescita e di ricambio della popolazione.
I livelli annuali del saldo migratorio, pur non paragonabili a quelli eccezionali del decennio precedente, si mantengono ampiamente positivi e compensano lo squilibrio dettato dal saldo naturale.
Per il 2016 si stima un saldo migratorio netto con l’estero di +135mila unità, corrispondente a un tasso del 2,2 per mille. Di entità simile a quello dell’anno precedente (+133mila), quello conseguito nel 2016 è prodotto da un più elevato numero sia di ingressi, pari a 293mila, sia di uscite, pari a 157mila.