27 Aprile 2024

Usa: “Il 7 marzo abbiamo trasmesso a Mosca alert su un attacco terroristico”

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“Il 7 marzo alle 11:15, ora di Mosca, secondo le normali procedure e attraverso i canali stabiliti e utilizzati più volte dal precedente governo degli Stati Uniti, abbiamo trasmesso un avvertimento scritto ai servizi segreti russi”. Lo riferisce RIA Novosti citando il messaggio degli Usa che avevano allertato gli omonimi russi di un possibile attentato nella capitale russa.

L’allerta era stata effettivamente pubblicata lo scorso 7 marzo dall’ambasciata americana a Mosca e recitava testualmente: “L’Ambasciata sta monitorando le notizie secondo cui gli estremisti hanno piani imminenti per prendere di mira grandi raduni a Mosca, compresi concerti, e i cittadini statunitensi dovrebbero essere avvisati di evitare grandi raduni nelle prossime 48 ore”. La sede diplomatica allertava i cittadini americani di evitare la folla e monitorare i media locali per gli aggiornamenti.

E’ possibile che i servizi segreti russi dell’Fsb, tra i migliori al mondo, abbiano sottovalutato e minimizzato l’allerta? Non si sa. Tuttavia l’allerta parla delle “prossime 48 ore” quando l’attacco al teatro Crocus si è verificato la sera del 22 marzo. Come abbia fatto la Cia a sapere di un piano di terroristi di attaccare la Russia non è dato sapere.

Nei giorni scorsi, la rappresentante ufficiale del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, aveva affermato che gli Stati Uniti, dopo l’attacco terroristico, stavano “scusando” l’Ucraina, coprendo Volodimir Zelenskyj con un riferimento all’Isis, organizzazione che avrebbe rivendicato l’attacco. I quattro attentatori sono stati presi e, come ha riferito lo stesso Putin, sono “islamisti radicali” originari del Tagikistan. Il commando ha ammesso di aver preso soldi per compiere il massacro. Almeno (o forse più) di 500mila rubli a testa, 5.400 dollari, metà subito e metà a carneficina compiuta.

Va detto che in genere gli jihadisti dell’Isis non prendono denaro, non si vendono come mercenari per compiere attentati. Vengono arruolati e spinti al martirio dal credo religioso contro l’opulente e civilizzato occidente. Dalle cronache passate dei crimini di daesh è risaputo che fanno missioni suicide, oppure dopo un attacco si martirizzano sul posto o vengono uccisi dalle forze di polizia.

I quattro attentatori erano invece tutti in fuga e da quanto è emerso si stavano dirigendo verso il confine ucraino dove, secondo l’intelligence dell’Fsb “avevano contatti”. Probabilmente, non ci sono certezze, c’era qualcuno ad attenderli per saldare l’altra metà del denaro promesso in cambio della strage.

Il presidente della Federazione russa ha riferito qualche giorno fa che dietro la strage dei radicali islamici ci sarebbero dei “mandanti” che risiedono – ha fatto intendere – tra Washington, Londra e Kiev. “Menti” che “staneremo e puniremo severamente”, ha detto il leader russo.


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