Negano ogni addebito Giulio e Maria Francesca Occhionero, i due fratelli arrestati nell’ambito dell’inchiesta romana sul cyberspionaggio. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia a Regina Coeli i due hanno detto che “gli indirizzi mail (che sarebbero stati utilizzati per carpire informazioni sensibili, ndr) sono pubblici e alla portata di tutti e non c’è alcuna prova di sottrazione di dati da parte nostra”. “Il mio assistito nega di aver fatto attività di spionaggio, i server all’estero li aveva per lavoro”, ha ribadito l’avvocato Stefano Parretta, difensore di Giulio Occhionero.
Dalle indagini della Postale è emerso che nei confronti degli ex presidenti del Consiglio Matteo Renzi e Mario Monti, nonché del presidente della Bce Mario Draghi e altri soggetti c’è stato solo un tentativo, ma non l’accesso, alle caselle di posta elettronica.
PARLA L’ESPERTO – Intanto, sulla questione è intervenuto Mario Caligiuri, direttore del Master in intelligence dell’Università della Calabria che a “Cyber Affairs” dice che la vicenda di questi giorni “è solo punta di un iceberg”.
“La vicende di EyePyramid”, commenta il professore, “segnalano che nessuno è indenne dalla attività di spionaggio informatico, nemmeno le più alte cariche dello Stato. Lasciamo in rete tracce indelebili della nostra vita e delle nostre attività, e queste possono essere seguite e raccolte da chiunque con l’ausilio di strumenti ormai a buon mercato”.
“Stiamo peraltro assistendo – dice ancora Caligiuri – a un fenomeno non nuovo nella storia del nostro Paese. Infatti, nel corso degli anni si sono verificate raccolte illegali di informazioni realizzate sia da settori pubblici sia privati. Ora, stando alle prime notizie, saremmo di fronte a una centrale privata, con contorni indefiniti e ancora da approfondire, che avrebbe violato migliaia di account. Cosa si potrebbe desumere da questo? Tra le tante circostanze, che, non solo il possesso, ma anche la ricerca delle informazioni riservate si va individualizzando e diffondendo, rendendo sempre più debole il potere pubblico e quindi le garanzie dei cittadini”.
Oggi, rimarca l’esperto, che di recente ha scritto il libro “Cyber Intelligence. Tra libertà e sicurezza” “l’ingrediente fondamentale delle guerre economiche è rappresentato appunto dall’informazione. E questo avviene in una società che sta diventando inevitabilmente internet-dipendente, poiché, già adesso, l’economia mondiale è condizionata in misura sempre crescente dalla presenza nella Rete. Non per nulla, gli uomini più ricchi del mondo sono i guru di quella che una volta veniva definita la New economy, ma che attualmente comprende la gran parte delle attività economiche dipendenti sempre di più dalle tecnologie digitali”.
Ciò, dice ancora Caligiuri, “non vuol dire che non si possa far nulla per contrastare il cyberspionaggio, anzi. Occorre investire presto e maggiormente in sicurezza informatica, d’intesa tra i settori pubblico e privato, perché internet è un campo di battaglia. D’altronde è uno scenario emerso chiaramente nelle ultime relazioni della nostra intelligence al Parlamento: i temi della difesa cibernetica e della cyber intelligence sono prioritari e non sono rappresentati dalle sole tecnologie, ma richiedono il fondamentale fattore umano per comprendere le sfide del futuro, collocando in primo piano la formazione”.