A uccidere il banchiere Roberto Calvi 34 anni fa a Londra furono, “ipoteticamente”, “parti” del Vaticano, della mafia, della massoneria e dell’alta finanza. Però non è stato possibile avvalorare le prove per procedere oltre. E’ questa la conclusione del gip presso il tribunale di Roma che ha archiviato l’inchiesta bis della procura sull’omicidio dell’ex numero 1 del Banco Ambrosiano trovato suicida(to) sotto il ponte dei Frati Neri nella capitale inglese il 18 giugno 1982.
A sollecitare l’atto di archiviazione, disposto dal gip Simonetta D’Alessandro, era stato il pm Luca Tescaroli. Il gip, in sostanza, ha preso atto che, malgrado tutte le risultanze portassero a configurare l’omicidio del banchiere, sotto forma di suicidio simulato non è stato possibile dare il valore di prova agli elementi raccolti.
Alla persona offesa, Carlo Calvi, figlio di Roberto, “lo sforzo della pubblica accusa – scrive il gip D’Alessandro nel decreto di archiviazione – consegna comunque un’ipotesi storica dell’assassinio difficilmente sormontabile: una parte del Vaticano, ma non tutto il Vaticano; una parte di Cosa Nostra, ma non tutta Cosa Nostra; una parte della massoneria, ma non tutta la massoneria, e in una parola, la contiguità tra i soli livelli apicali in una fase strategica di politica estera, che ha bruciato capitali, che secondo i pentiti, erano di provenienza mafiosa”.
“Di più non è stato possibile fare”. Il gip riconosce al pm Tescaroli “di aver compiuto uno sforzo indiscutibile”. In particolare “ha parlato credibilmente – si legge nel decreto – di un sistema economico integrato, ha proiettato sullo scenario del delitto presenze simbolo: Calò che è Cosa Nostra, da Bontate a Riina; Diotallevi e Casillo, che sono la Banda della Magliana e la Nuova Camorra Organizzata, sodalizi entrambi al servizio della mafia corleonese, Pazienza e Mazzotta, che sono il Sismi; Gelli, Carboni e Kunz che sono la P2, Marcinkus che è lo Ior, che è Sindona, che è Calvi”. E a proposito del ruolo di Marcinkus e dei legami tra Banco Ambrosiano e Ior, il gip precisa come “le rogatorie avviate verso lo Stato della Città del Vaticano hanno avuto esiti pressoché inutili”.