La Rada, il parlamento ucraino, ha approvato a larga maggioranza una legge proposta dal consiglio dei ministri che equipara il comunismo al nazismo vietandone i simboli e la negazione del suo carattere “criminale”. Previsti fino a 5 anni di carcere per chiunque vìoli le disposizioni approvate dal parlamento di Kiev.
“Con questa legge il regime totalitario comunista esistente in Ucraina dal 1917 al 1991 viene riconosciuto come criminale e accusato di aver promosso una politica del terrore statale”, si legge in un passaggio della norma, che dà al regime la stessa definizione del nazismo. Inoltre è vietato usare il termine sovietico “Grande guerra patriottica” in uso in Ucraina e in alcuni ex paesi sovietici e riferito alla Seconda Guerra Mondiale.
La legge arriva nel giorno in cui Polonia e Ucraina hanno preso parte a Kiev alla cerimonia in ricordo alle vittime del totalitarismo sovietico a Bykivnia Graves Memorial, una delle più grandi fosse comuni del regime comunista mai rinvenute nella storia.
Tra il 1937 e il 1941, la Nkdv, la polizia segreta sovietica, secondo le ultime stime, avrebbe “smaltito” in quelle foreste oltre 200mila uomini giustiziati perché ritenuti “nemici dello stato sovietico”. La metà dei quali erano cittadini ucraini.
Inizialmente sulla Croce commemorativa di Bykivnia era stata scolpita la “responsabilità del nazismo”, ma dopo varie commissioni d’inchiesta è stata accertata la “mistificazione del regime totalitario sovietico”: il massacro “è stato compiuto (come a Katyn per i polacchi, verità svelata da Gorbaciov nel ’90, ndr), dal regime comunista”.
Il presidente ucraino Petro Poroshenko e il suo omologo polacco Bronislaw Komorowski oggi hanno reso omaggio alle “vittime del terrore comunista” insieme a cittadini polacchi, ucraini e di altre nazionalità.
Poroshenko ha inoltre affermato come lo scoppio della Seconda guerra mondiale è da attribuire al “nazismo quanto al comunismo, regimi totalitari che avevano entrambi l’obiettivo di spartirsi l’Europa”. Grande commozione tra i leader e tra molti cittadini ucraini, polacchi e di altri paesi dell’ex Urss giunti a Bykivnia (Kiev) per commemorare le vittime dell’eccidio.