Svolta sul misterioso cadavere ritrovato nei giorni scorsi sul greto del fiume Trebbia, nel Piacentino. Il corpo appartiene a un indiano di 34 anni, Singh Jagtar, che sarebbe stato ucciso da quattro connazionali che nella notte sono stati fermati dai Carabinieri di Piacenza, ai quali avrebbero confessato l’omicidio. Il movente sarebbe di carattere economico legato ad alcuni debiti.
I militari sono giunti ai quattro indiani al termine di un’intensa attività investigativa. Dopo aver accertato che la vittima era di origine indiana, le indagini si sono concentrate su braccianti e aziende agricole del Piacentino. I carabinieri avevano ascoltato persone e proceduto a numerose perquisizioni di aziende agricole risalendo a quella in cui lavoravano i presunti assassini.
I sospetti sono infatti addetti alle stalle nella stessa azienda agricola in cui lavorava Singh Jagtar, l’indiano trovato cadavere. I quattro, secondo quanto emerge, lo avrebbero ucciso perché la vittima li avrebbe derubati per mesi del loro stipendio.
Gli indiani erano regolarmente assunti, ma il 34enne, alla stregua di un “caporale”, avrebbe trattenuto a loro insaputa quasi per intero le loro paghe dell’ultimo anno, dando loro soltanto pochi spiccioli. Versione parziale tutta da accertare.
Quando lo avrebbero scoperto alla fine di agosto, i connazionali avrebbero chiesto spiegazioni a Jagtar. Poi, probabilmente la discussione è degenerata e, al culmine di una violenta lite, lo avrebbero pestato a morte per poi sbarazzarsi del corpo gettandolo, rinchiuso in bustoni della spazzatura, dal ponte di Tuna, sul greto del fiume Trebbia.
Il cadavere di Jagtar lo aveva scoperto un villeggiante a spasso col suo cane. L’uomo, già in stato di decomposizione, aveva mani e piedi legati. All’identità si sarebbe risaliti esaminando un tatuaggio e rilevando le impronte digitali. Un lavoro investigativo certosino che nel giro di pochi giorni ha portato gli inquirenti ad individuare vittima, presunti autori e movente.
I quattro sono stati prelevati nella notte nelle loro case in provincia di Piacenza dai militari del Nucleo investigativo e dai colleghi della stazione di Rivergaro, coordinati dal sostituto procuratore di Piacenza Emilio Pisante.