Il ministro della Salute, Roberto Speranza, era a conoscenza dell’esistenza del piano pandemico del 2006. Lo ha detto il procuratore aggiunto di Bergamo, Maria Cristina Rota, ai microfoni di alcune tv al termine dell’audizione del rappresentante del Governo audito insieme al presidente dell’istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro, nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla procura bergamasca.
Alla domanda se fosse a conoscenza del documento, Rota ha risposto: “Certo che lo sapeva, è il ministro della Salute”. E all’ulteriore domanda di un cronista sul perché “non fu attivato”, si è schermita: “Dobbiamo andare, scusate, non posso aggiungere altro”.
Il magistrato ha anche affermato che “Speranza è stato collaborativo e ha risposto a tutte le domande che gli abbiamo rivolto”. Il ministro Roberto Speranza è stato sentito come persona informata sui fatti, dal procuratore aggiunto di Bergamo, Cristina Rota, in trasferta a Roma con un pool di pm che indagano sulla gestione del Covid nella Bergamasca.
La deposizione di Speranza, durata per circa 5 ore, è avvenuta presso il Ministero in un clima “disteso” e di “serenità” e ha riguardato in particolare il presunto mancato aggiornamento del piano pandemico e la mancata attuazione di quello in vigore quando è scoppiata la prima ondata e tuttora vigente che, secondo gli inquirenti, è fermo al 2006.
Dopo quella del ministro della Salute Roberto Speranza, sono iniziate a Roma le deposizioni del presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, del direttore della prevenzione del ministero Gianni Rezza e del direttore scientifico dell’ospedale Spallanzani Giuseppe Ippolito da parte del pool di magistrati guidati dal procuratore aggiunto di Bergamo Cristina Rota che indagano sulla gestione del Covid nella Bergamasca.
In mattinata nella sede della Guardia di Finanza in via dell’Olmata sono stati sentiti dai pm pure il coordinatore del Cts Agostino Miozzo e l’ex direttore della prevenzione Donato Greco, colui che ha redatto il piano pandemico di 15 anni fa.
Nel mirino dei magistrati, diretti dal procuratore Antonio Chiappani, è finito il mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale che, secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, risale al 2006 e che nel 2017 non venne aggiornato se non attraverso un copia e incolla di parti del documento precedente. In particolare i pm intendono condurre una serie di approfondimenti investigativi per verificare se i protocolli antinfluenzali e antivirali previsti dal piano pandemico del 2006 siano stati applicati correttamente dopo l’allarme sulla pandemia globale lanciato dall’Oms il 5 gennaio 2020.