Il gup del tribunale per i minorenni di Bologna ha condannato a 18 anni i due ragazzi imputati per l’omicidio premeditato di Salvatore Vincelli, 59 anni, e Nunzia Di Gianni (45), marito e moglie ristoratori assassinati in camera da letto a colpi di accetta nella loro casa di Pontelangorino, nel Ferrarese, la notte tra il 9 e il 10 gennaio 2017.
Imputati nel processo sono il figlio della povera coppia, Riccardo, all’epoca 16enne, e un amico di un anno più grande, Manuel Sartori. La Procura aveva chiesto condanne a 20 anni.
Il brutale omicidio fu commesso nell’abitazione dei Vincelli, in via Fronte Primo Tronco 100/A, sulla provinciale 62, a Pontelangorino. Era stato proprio il figlio Riccardo a dare l’allarme quella mattina, dopo aver dormito dal suo amico. I carabinieri, giunti sul posto, trovarono uno scenario raccapricciante. I corpi erano avvolti con dei sacchetti di plastica, rinvenuti con profonde ferite alla testa e in altre parti del corpo. I primi sospetti si concentrarono subito sul figlio delle vittime.
Pare che il movente fosse riconducibile ai brutti voti a scuola e Riccardo, e insieme all’amico avrebbe architettato un piano diabolico per disfarsi dei genitori in cambio di un migliaio di euro. Dalle prime investigazioni dello scorso anno sembra che il figlio delle vittime avesse in mente di gettare i corpi zavorrati in un corso d’acqua, a Caprile, lo stesso dove poi i due fecero ritrovare l’ascia e i vestiti sporchi di sangue. Tentativo non riuscito perché i cadaveri erano troppo pesanti da caricare in auto, per cui hanno deciso di lasciarli in casa e improvvisare improbabili giustificazioni.
Un duplice omicidio che per l’efferatezza ha sconvolto tutto l’Italia. Il ragazzo aveva raccontato di essere arrivato a casa dopo aver mangiato da Manuel, suo inseparabile amico. Ma qualcosa non quadrò nel racconto ed è crollato dopo ore sotto il peso delle tante incongruenze. Insieme a lui, ha confessato anche l’amico Manuel, che avrebbe commesso materialmente il duplice omicidio, in cambio dei soldi.
Il movente, è stato detto, non sarebbe riconducibile a motivazioni economiche poiché la famiglia stava bene. Salvatore Vincelli e Nunzia Di Gianni erano infatti ristoratori. Gestivano il ristorante “La Greppia”, a San Giuseppe di Comacchio.
Il massacro avrebbe avuto origine per contrasti in famiglia, forse dovuto all’atteggiamento “adolescenziale” del giovane: svogliato e voti bassi a scuola e quando mamma e papà gli chiedevano di dare una mano al ristorante, lui si rifiutava andando in bestia per i “soliti richiami”. Per questo nutriva un odio profondo nei confronti di chi lo aveva messo al mondo.