Si stringe il cerchio attorno agli assassini di Emanuele Morganti. Nove persone sono indagate per l’omicidio del Ventenne, di queste due sarebbero state sottoposte a fermo di polizia. Lo scrive l’Ansa, apprendendo indiscrezioni sulle indagini per la morte del giovane avvenuta a seguito del violentissimo pestaggio ad Alatri, la notte tra venerdi e sabato scorso.
Aveva difeso la sua ragazza dalle pesanti attenzioni di un giovane albanese, forse ubriaco e forte di essere al seguito di un branco che si sente forte in gruppo. Un litigio iniziato all’interno del Miro club e poi terminato fuori il locale dove Emanuele è stato accerchiato da diverse persone ed è stato preso a calci, pugni e a sprangate di ferro in testa. Il giovane è morto dopo tre giorni di agonia.
Le immagini delle telecamere sono state esaminate dai carabinieri di Frosinone che indagano sul caso. Decine di persone italiane e straniere sono state ascoltate in queste ore.
Sul caso è intervenuto anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella dicendo che bisogna “contrastare le violenze, come quella avvenuta ad Alatri due giorni fa”, riferendosi al brutale pestaggio.
Il sindaco di Alatri, Giuseppe Morini, ha lanciato un appello: “Chi sa parli. Invito tutti a dire la verità, a collaborare con gli inquirenti affinché al più presto vengano individuati i responsabili. Alatri non deve essere omertosa. Fuori da quel locale c’erano tante persone, ma nessuno ha fermato gli aggressori o contenuto la terribile barbarie, è terribile”, ha aggiunto il sindaco.
Sul suo profilo Facebook, la ragazza di Emanuele scrive: “Non riesco ancora a realizzare tutto quello che è successo. Non meritavi tutto questo, non hai fatto niente di male. Una morte così. Ricordo uno dei tuoi ultimi messaggi di venerdì pomeriggio: “ti amo più di ogni altra cosa” – aggiunge rivolgendosi a lui – E continuerò a ricordarlo per sempre, come continuerò a ricordare anche te. Ti amo e lo farò per sempre”.
L’aggressione mortale a Emanuele Morganti ha suscitato rabbia e sdegno in tutta Italia in cui si condanna l’arroganza e la brutalità. “Non è accettabile morire perché difendi la tua donna dall’arroganza delle bestie”, è uno delle migliaia di messaggi di netta condanna che compaiono sui social. “Non bastano 40 anni di carcere per il branco”, è scritto in un altro post.