E’ salito ad almeno 507 morti il bilancio, ancora provvisorio del terremoto in Ecuador, secondo quanto riferito dal ministero della sicurezza del paese latino americano. Crollati strade e palazzi. E’ corsa contro il tempo per salvare persone sotto le macerie. Il vicepresidente ecuadoriano Jorge Glas ha disposto lo stato di emergenza in sei province del Paese.
Il violento terremoto di magnitudo 7,8 ha colpito la zona costiera centrale dell’Ecuador, a circa 170 chilometri dalla capitale Quito. Lo ha annunciato il presidente Rafael Correa. Il servizio geologico degli Stati Uniti ha comunicato che il terremoto ha avuto il suo epicentro 27 chilometri a sud-est di Muisne, in una zona turistica di porti di pesca, a una profondita’ di 19 chilometri.
I feriti sono oltre 500 e ci sono stati “danni strutturali”, precisano fonti locali. La scossa ha colpito diverse regioni del paese ed è stato avvertito anche in alcune località della Colombia. In alcune aree ci sono problemi nelle comunicazioni e nella fornitura dell’energia elettrica. Le autorità dell’aviazione hanno d’altra parte chiuso l’aeroporto di Manta “a causa dei seri danni nella torre di controllo”.
“Forza paese! Abbiamo avuto un forte terremoto”, ha sottolineato il presidente Rafael Correa in uno dei tweet inviati dopo aver saputo della scossa. “Le autorità sono nei posti di controllo, valutando i danni e intervenendo. Sto seguendo la situazione”, ha sottolineato un altro messaggio del presidente.
A poche ore dal violento terremoto che ha colpito l’Ecuador, Oxfam ha annunciato di “essere al lavoro, con una squadra sul campo, per valutare l’entità dei danni e decidere le prime misure d’intervento” in accordo con il governo. “L’area colpita è molto vasta e comprende 6 province dove è stato dichiarato lo stato di emergenza con ingenti danni a case, edifici e infrastrutture – ha riferito Andrea Cianferoni, portavoce di Oxfam in Ecuador -. Stiamo partendo per valutare direttamente i bisogni nelle zone colpite, in particolare per quanto riguarda l’accesso all’acqua potabile, le condizioni igienico sanitarie e l’accesso al cibo. Ogni tipo di intervento verrà valutato in coordinamento con le autorità locali e nazionali”. “Non c’è un minuto da perdere e una donazione ora può fare la differenza”, conclude Oxfam.