A otto mesi dalle elezioni europee di maggio 2019, i fronti nazionalisti, almeno in Italia (Lega e M5s) e in Ungheria aprono di fatto la lunga campagna elettorale che vede contrapposti i movimenti cosiddetti populisti e gli schieramenti che sostengono l’èlite a Bruxelles.
A dare i primi avvertimenti che i popoli europei “sapranno spazzare via” il “vecchio sistema” per dare all’Europa un nuovo corso a favore dei cittadini, arrivano le dichiarazioni di Matteo Salvini e Viktor Orbàn che in distinti interventi fanno emergere il nuovo asse tra i due paesi, cui dovrebbero sommarsi, fra gli altri, i partiti nazionalisti di Austria, Svezia, Germania, Francia, Polonia, Slovacchia e Repubblica ceca. Il Movimento 5 stelle, con il ministro e vicepremier Luigi Di Maio, aveva espresso la stessa convinzione di un cambiamento radicale. Dall’Ue, infatti, partono direttive che limitano la sovranità degli stati a fare politiche in favore dei cittadini.
Salvini da Vienna offre un assist al “popolare” e “amico” Orbàn definendo le sanzioni “contro il popolo ed il Governo ungherese un atto politico, una follia di quell’Europa di sinistra che non si rassegna al cambiamento”. Da quì per avvertire i socialdemocratici che la musica è destinata a cambiare: “Sono convinto che tra qualche mese ci troveremo a governare l’Europa in compagnia di Viktor Orban” e altri alleati che condividono le stesse posizioni.
Un auspicio condiviso anche dal primo ministro dell’Ungheria che ha affermato: “L’anno prossimo cambieremo completamente l’Europa escludendo i socialisti dal Governo dell’Europa, mettendo al centro il diritto alla vita, al lavoro, alla famiglia, alla sicurezza. Stiamo lavorando – ha detto Orbàn – con altri partiti, popoli e governi europei per cambiare la storia di questo Continente nel maggio prossimo ed il nucleo parte proprio da Vienna, da Milano, da Roma”.
“La presidenza austriaca dell’Ue, l’Italia, – ha sottolineato il leader ungherese – hanno portato energia nuova dando la sveglia ad un’Europa che dormiva”. “I giorni di questo Parlamento – ha concluso Orbàn – e della Commissione sono ormai contati. Spero che nel Parlamento eletto in futuro non ci sia una maggioranza pro-migranti”.