Twitter sospende in via definita l’account di Donald Trump per “il rischio che inciti ulteriormente la violenza”. La rabbia del presidente americano è immediata: prova a usare l’account ufficiale @POTUS, ma Twitter rimuove immediatamente i suoi cinguetti.
E quindi ricorre a un tradizionale comunicato della Casa Bianca. Si dice non sorpreso della sospensione: “Lo avevo previsto. Nel sospendere il mio account vogliono mettermi a tacere, vogliono mettere a tacere voi e i 75 milioni di grandi patrioti che hanno votato per me”, dice Trump. Poi assicura: “non ci metteranno a tacere. Stiamo trattando con vari altri siti e a breve avremo un grande annuncio, nel frattempo stiamo valutando la possibilità di costruire una nostra piattaforma”, aggiunge rivolgendosi ai suoi sostenitori. La decisione di Twitter sarebbe piovuta inattesa sulla Casa Bianca e avrebbe innervosito ancora di più il presidente, già su tutte le furie per il possibile secondo impeachment. Una messa in stato di accusa che Trump non capisce: “Non ha alcuna intenzione di dimettersi perché non ritiene di aver fatto nulla di sbagliato”, fa trapelare la Casa Bianca. Secondo indiscrezioni, mentre erano in corso gli scontri al Congresso, Trump si aggirava soddisfatto all’interno della Casa Bianca senza capire perché nessuno esultasse con lui per quanto stava accadendo. Non solo: durante l’assalto avrebbe cercato di raggiungere telefonicamente i senatori repubblicani per convincerli a capovolgere il risultato del voto.
La decisione di Twitter di sospenderlo manda su tutte le furie anche il figlio Donald Jr, che parla di libertà di parola “morta con big tech”. E scatena una levata di scudi fra i conservatori. Il senatore repubblicano Rick Scott parla di “vergogna”: “Twitter ha sospeso il presidente Trump ma consente ai cinesi di vantarsi del genocidio e all’ayatollah di parlare sulla possibilità di spazzare via Israele dalle cartine geografiche”, lamenta Scott. Nikki Haley, l’ex ambasciatrice all’Onu e aspirante repubblicana alla Casa Bianca nel 2024, usa parole altrettanto dure: “Mettere a tacere la gente, per non parlare del presidente americano, è quello che succede in Cina, non nel nostro Paese”. Critico anche il New York Post di Rupert Murdoch.
“Twitter è guidata da liberal americani, che mettono sotto esame solo un tipo di persona e solo un’area politica”, mette in evidenza il board editoriale del quotidiano secondo il quale “o la Section 230 – la norma che garantisce l’immunità ai social media, sollevandoli da ogni responsabilità – viene revocata e Twitter si assume la responsabilità di quello che viene twittato, o altrimenti deve fare un passo indietro e lasciare che sia il pubblico a decidere quello che è accettabile e quello che non lo è”. Pur esponendosi a violente critiche, Twitter a deciso di agire nel tentativo di non favorire ulteriori violenze. Nella nota che ha accompagnato la sua decisione spiega infatti che “piani per future proteste armate sono già iniziati a proliferare su Twitter, incluso un proposto secondo attacco al Congresso il 17 gennaio”, pochi giorni prima della cerimonia di insediamento di Joe Biden e mentre Trump sarà ancora alla Casa Bianca. Il presidente infatti è atteso lasciare Washington il 19 gennaio per andare a Mar-a-Lago, in Florida.
Trump infuriato: E’ censura allo stato puro. Farò un mio social con decine di milioni di account
Infuriato per il ‘cartellino rosso’ al suo account personale, a meno di due settimane dall’addio alla Casa Bianca, il presidente ha annunciato la possibilità di “sviluppare la nostra piattaforma” social “nel prossimo futuro”.
Il presidente americano per iniziare potrebbe avvalersi degli oltre 70 milioni di elettori che lo hanno votato alle ultime presidenziali. Decine di milioni di persone che hanno famiglie, per cui, moltiplicati per due o tre, si potrebbe stimare un numero abbastanza elevato se tutti accettassero l’invito di Trump a cancellarsi da Facebook e Twitter e a spostarsi sulla sua piattaforma. Altri social, intanto, come Parler, stanno ingrossando sempre più i loro utenti a scapito dei due colossi citati.
“Come dico da molto tempo, – afferma il presidente americano – Twitter si è spinto sempre più in avanti con il bavaglio alla libertà di parola e gli impiegati di Twitter si sono coordinati con i democratici e la sinistra radicale per rimuovere il mio account dalla loro piattaforma, per mettere a tacere me, voi, 75 milioni di grandi patrioti che avete votato per me – ha scritto il tycoon, come hanno riportato The Hill e altri media americani -. Abbiamo avuto negoziati con vari altri siti e presto ci sarà un grande annuncio, intanto guardiano anche alle possibilità di sviluppare la nostra piattaforma nel prossimo futuro”. “Non ci metteranno a tacere!”, ha sottolineato.
“La censura di Twitter e Facebook potrebbe essere soggetta a sanzioni miliardarie da parte delle autorità americane perché la censura da parte di società private è inaccettabile e violano le leggi Usa. Non si possono applicare regolamenti privati in uno stato democratico”, fanno sapere fonti vicino al presidente Trump.
Già nelle scorse settimane i vertici di Twitter erano stati convocati davanti al Congresso per spiegare il loro “vizietto” di censurare le opinioni di migliaia di persone, tra cui addirittura quelle espresse dal presidente degli Stati Uniti di America. Stessa cosa che probabilmente toccherà a Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook che ha sospeso, limitato e filtrato i post di Trump e dei loro supporter, “segno – fanno sapere le fonti della Casa Bianca -, che i due maggiori social sono di fatto organici ai Democratici”.