SCANDALE (CROTONE) – L’automobile del parroco della chiesa di San Giuseppe Operaio, della frazione “Corazzo” di Scandale, nel crotonese, è stata incendiata la scorsa notte da persone non identificate.
La vettura, una Fiat Punto, malgrado il tempestivo intervento dei vigili del fuoco, è andata distrutta. Le fiamme si sono estese ad un’altra vettura parcheggiata accanto di proprietà anche questa di un altro sacerdote, parroco della Chiesa di San Giovanni Battista di Crotone, e ad una parete laterale della chiesa.
Le indagini sull’episodio sono state avviate dai carabinieri della Compagnia di Crotone e del Comando provinciale. Il parroco proprietario dell’auto incendiata, di origini africane e da circa un mese a Scandale, ha riferito ai militari di non sapersi spiegare i motivi dell’intimidazione. Gli investigatori, comunque, escludono il movente razzista.
La mappa del risentimento sismico in scala MCS (Mercalli-Cancani-Sieberg) – Ingv
Oggi, 19 novembre 2017 alle ore 13:37 italiane, è stato localizzato dalla Rete Sismica Nazionale dell’Istituto Nazionale di geofisica e Vulcanologia (INGV) un terremoto di magnitudo Richter ML 4.4 (magnitudo momento Mw 4.4) in provincia di Parma ad una profondità di 32 km. I comuni più vicini all’epicentro sono tutti in provincia di Parma (Fornovo di Taro, Varano de’ Melegari, Terenzo, Calestano, Solignano) e la città di Parma dista 26 km.
Tra ieri e oggi, sono stati 34 complessivamente gli eventi sismici localizzati in quell’area, di cui 14 hanno avuto magnitudo pari o maggiore di 2.0 con un terremoto di magnitudo 3.3 avvenuto alle ore 13.10 italiane di oggi, poco prima dell’evento di magnitudo 4.4.
Questa scossa è avvenuta lungo l’Appennino parmense dove i terremoti sono frequenti e spesso interessano la porzione profonda della crosta, al di sotto dei 20 km, diversamente dai terremoti del 2012 nella Pianura Padana che invece interessarono la copertura sedimentaria più superficiale.
Il meccanismo focale ottenuto con i dati delle forme d’onda della Rete Sismica Nazionale mostra che il terremoto si è generato molto probabilmente su una faglia inversa e il movimento è stato di tipo compressivo, con asse di massima compressione orientato circa nordest-sudovest. La magnitudo momento Mw calcolata è pari a 4.4.
Negli ultimi 12 anni, in quest’area si è avuta una sismicità diffusa con terremoti al di sotto di magnitudo 5, il più forte dei quali è il terremoto profondo 72 km avvenuto il 27 gennaio 2012.
L’area interessata dal terremoto odierno è caratterizzata storicamente da sismicità moderata, pur in un contesto di relativa incompletezza storica delle informazioni disponibili. Allo stato attuale delle conoscenze, infatti, la storia sismica dell’area appare ragionevolmente completa per classi di magnitudo Mw 4.5 solo a partire dalla fine del XIX secolo, pur conservando traccia di un paio di terremoti significativi nel 1818 (Mw 5.2) – l’evento più rilevante della storia sismica dell’area – e nel 1834 (Mw 5.1).
Allargando l’area di osservazione a 30 km dall’epicentro, la storia sismica si arricchisce di numerosi eventi localizzati sulla città di Parma, che è ovviamente il punto di ‘registrazione’ delle informazioni storiche, senza però che emergano eventi di particolare consistenza.
Anche la storia sismica osservata di Fornovo di Taro, località più prossima alla localizzazione dell’evento di oggi, pur poco significativa in termini di completezza storica, presenta solo tre episodi di danneggiamento leggero o moderato, rispettivamente per i terremoti della Garfagnana del 7 settembre 1920 [Int. 6-7 MCS], del Parmense del 15 luglio 1971 [Int. 7 MCS] e del Parmense del 9 novembre 1983 [Int. 6 MCS].
Dal punto di vista della pericolosità sismica, l’area interessata dai terremoti di questi giorni è caratterizzata da una pericolosità medio-alta con valori di accelerazione attesa tra 0.150 e 0.175 g.
La mappa di scuotimento dell’evento di magnitudo M 4.4, espressa in termini di intensità in scala Mercalli-Cancani-Sieberg (MCS), è ottenuta convertendo i valori di picco del moto del suolo (espresso in termini di accelerazione e in velocità) in intensità attraverso una relazione empirica ricavate dai dati registrati e macrosismici disponibili.
Secondo i questionari di http://www.haisentitoilterremoto.it/, il terremoto è stato risentito diffusamente in Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, in una parte del Piemonte, del Veneto e della Toscana. (fonte Ingv)
Trema il nord Italia. Una forte scossa di terremoto di magnitudo 4.4 è stata registrata alle 13:37 di domenica 19 novembre in provincia di Parma, con epicentro a 4 km da Fornovo di Taro.
Secondo i rilevamenti effettuati dall’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), il sisma ha avuto un ipocentro (rottura di faglia) a 32 chilometri di profondità.
Non risultano al momento segnalazioni di danni a persone o cose, ma il sisma è stato chiaramente avvertito dalla popolazione che, secondo testimonianze, spaventata è scesa in strada.
I centri più vicini alla zona dell’epicentro sono oltre a Fornovo di Taro, Varano de’ Melegari, Terenzo, Calestano e Solignano. avvertito distintamente a Parma, che dista 26 chilometri, mentre oscillazioni sono state registrate anche a Piacenza e Reggio Emilia, città distanti dalla zona epicentrale una cinquantina di km. Sentito anche a Verona e Milano, La Spezia e Genova.
Nella stessa area, alle 13:10, era stata registrata un’altra scossa di magnitudo 3.3 con epicentro a Varano de’ Melegari. Gli istituti Usgs e l’Emsc danno l’intensità del sisma più forte rispettivamente a M. 4.9 e 4.7 della scala Richter. In seguito sono state registrati diversi eventi strumentali, tra 2.0 e magnitudo 2.6.
Molte le telefonate ai vigili del fuoco di persone preoccupate per eventuali danni, ma fortunatamente nessuna situazione critica è stata evidenziata dalla protezione civile. Solo un forte spavento.
“Mi sento di escludere questa opportunità, Carlo Ancelotti rispetta tutti ma non se la sente di accettare l’offerta per la panchina azzurra”. Sono le parole del procuratore Giovanni Branchini su un possibile approdo di Carlo Ancelotti sulla panchina della Nazionale. “Carlo in questo momento ha altri obiettivi”, aggiunge Branchini ai microfoni di “Deejay Football Club” su Radio Deejay.
Su Carlo Ancelotti aveva riposto la fiducia il presidente della Figc Carlo Tavecchio che lo vedeva come possibile successore di Gian Piero Ventura, esonerato dopo la clamorosa squalificazione dai mondiali di Russia 2018.
Tavecchio: “Non dormo da 4 notti, abbiamo giocato male”
“Ho scelto io l’allenatore e ora non dormo da quattro giorni”, dice alle Iene il presidente della Federcalcio in merito alla mancata qualificazione. “Abbiamo giocato male, palla alta con gente alta 1 metro e novanta. Dovevamo aggirarla con i piccoletti ma erano in panchina”. “La debacle è tecnica”, spiega ancora Tavecchio che sottolinea: “La scelta tecnica sbagliata della formazione”.
Strage a Sava, nel tarantino, dove un appuntato dei carabinieri di 53 anni, Raffaele Pesare, ha ucciso stamane a colpi di pistola la sorella, il cognato e il padre. L’uomo, in forza alla compagnia di Manduria, si è poi sparato e versa in gravissime condizioni.
La tragedia familiare si è consumata prima di mezzogiorno in via Giulio Cesare, nella cittadina pugliese. Secondo le prime informazioni, la strage sarebbe avvenuta al culmine di un violento litigio per questioni patrimoniali. Pesare ha usato l’arma d’ordinanza.
Le vittime sono il padre di 83 anni, la sorella Nella Pesare, sui 50 anni, e il cognato Salvatore Bisci, di 70. Il militare è sposato e ha due figli. Anche la sorella del militare, una delle vittime, ha un figlio che al momento della strage si trovava a scuola.
Sono stati alcuni vicini di casa a udire i colpi di pistola e a dare l’allarme. Sul luogo della tragedia si sono recate le forze dell’ordine, la scientifica per i rilievi del caso e il magistrato di turno.
LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Lo avevano notato con fare alterato e minaccioso mentre gesticolava vistosamente nei confronti di due ragazze, sul ciglio della strada in località Trigna, ma quando l’uomo si è accorto della pattuglia di carabinieri dell’Aliquota radiomobile della Compagnia di Lamezia Terme che lo stava raggiungendo, con un balzo fulmineo si è lanciato in mezzo alla sterpaglia che fiancheggiava il torrente a margine del manto stradale cercando di nascondersi.
I militari però lo hanno raggiunto immediatamente e lo hanno sorpreso accovacciato tra la vegetazione mentre tentava di eludere l’eventuale controllo. L’uomo, Iliev Isus Dobrinkov, 25enne di origine bulgara, è stato quindi bloccato e tirato fuori dal nascondiglio di fortuna.
Le due donne, anch’esse di origine bulgara, che stavano esercitando attività di meretricio erano visibilmente scosse in quanto l’uomo le stava poco prima minacciando al fine di farsi consegnare il guadagno giornaliero. Quello che tuttavia si stava presentando come un singolo episodio di estorsione si è trasformato di lì a poco in un vero e proprio caso di sfruttamento della prostituzione.
Dalle dichiarazioni delle due ragazze, infatti, è stato possibile ricostruire il periodo di convivenza insieme al soggetto fermato, il quale, in cambio dell’asserita “protezione”, le costringeva, minacciandole e picchiandole, a farsi consegnare ogni giorno i proventi della loro attività. I carabinieri lo hanno quindi tratto in arresto per sfruttamento della prostituzione.
Due arresti per rapina aggravata
In serata, invece, l’attenzione dei militari dell’Aliquota radiomobile, giornalmente impegnati nelle attività di controllo del territorio, è stata attirata da un soggetto che camminava lungo via Isonzo di Lamezia Terme.
Anche in questo caso l’uomo, resosi conto che i carabinieri stavano per raggiungerlo si è dato alla fuga in direzione opposta e, a pochi metri da dove si trovava, è salito a bordo di un’Audi A1, condotta da un altro soggetto che lo stava aspettando. I due hanno quindi tentato di fuggire ma solo per poche centinaia di metri, fino a quando la gazzella dei carabinieri li ha superati sbarrandogli la strada.
Durante il breve tragitto i due soggetti avevano tentato di disfarsi di un oggetto, lanciandolo dal finestrino dell’auto. Recuperato, si è scoperto essere una pistola scacciacani modello revolver, senza alcun segno distintivo, caricata con cinque proiettili. I due sono stati quindi trasportati presso gli uffici della Compagnia Carabinieri di Lamezia dove i militari hanno proceduto ai controlli del caso.
Mentre si cercava di inquadrare l’episodio al fine di intuire le reali intenzioni dei due malviventi, un’altra pattuglia, che stava ripercorrendo via Isonzo per cercare eventuali altri indizi, si è soffermata presso un’abitazione la cui porta era aperta. All’interno una ragazza, ancora in lacrime e tremante, confidava ai militari di essere stata poco prima rapinata da un uomo che, puntandole la pistola alla tempia, si era fatto consegnare la somma di euro 250 circa.
Non è stato difficile pertanto mettere insieme i pezzi del puzzle e ricostruire l’intera vicenda. I due uomini, Esterino Tropea, 37 anni e Giovanni Torcasio, 54, già noti alle forze dell’ordine, sono stati quindi arrestati per rapina aggravata in concorso. Gli arresti sono stati tutti convalidati e per i tre soggetti è stata disposta la custodia cautelare in carcere.
Nei giorni scorsi i Carabinieri della Compagnia di Rende hanno proseguito l’attenta azione di controllo del territorio mettendo in campo, su indicazione del Comando Provinciale Carabinieri di Cosenza, servizi finalizzati alla prevenzione e repressione dei reati in genere, nonché alla verifica del rispetto del Codice della Strada.
Ad Acri, i militari del posto hanno denunciato in stato di libertà per “furto” e “inosservanza del foglio di via obbligatorio”, una 48enne di Castrolibero che aveva asportato, dall’interno di un supermercato del centro storico, 6 bottiglie di liquori, restituite ai legittimi proprietari. Dai successivi accertamenti emergeva inoltre che la donna era nel comune di Acri nonostante colpita da provvedimento del “Divieto di ritorno per 3 anni”.
Sempre ad Acri, due persone, un 40enne e un 43enne di Corigliano Calabro, sono stati denunciati per “Invasione di terreni”. I due uomini, arbitrariamente, avevano invaso e lavorato per conto proprio il terreno della vittima, una 28enne di Acri.
A Castiglione Cosentino, i militari di San Pietro in Guarano hanno deferito per il reato di “Ricettazione”, un 19enne del luogo, il quale, a seguito di perquisizione personale, veniva trovato in possesso di un “Iphone 7” oggetto di furto avvenuto in Luzzi pochi giorni fa.
Sul piano del contrasto alle violazioni al Codice della Strada, nel Comune di Rende, i militari della locale Compagnia Carabinieri hanno denunciato, per “Guida in stato di ebbrezza”, un 32enne (0,85 g/l), residente a Cosenza, un 24enne (1,54 g/l), residente a Lamezia Terme, ed un 25enne (1,05 g/l) residente a Galatro (Rc).
I militari operanti, durante i controlli, hanno sottoposto gli automobilisti ad accertamento con apparato etilometrico, rilevando un tasso alcolemico superiore ai limiti consentiti dalla legge. Le patenti venivano ritirate e le autovetture affidate a persone idonee alla guida.
Sul fronte dell’azione di contrasto all’abusivismo commerciale e al gioco d’azzardo, i militari della di Luzzi, unitamente a personale cosentino dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli hanno denunciato per “Esposizione della tabella dei giochi proibiti in modo non visibile” il titolare di un bar di Luzzi, poiché all’interno del citato bar, la tabella dei giochi proibiti era esposta in modo non visibile.
Inoltre elevavano una sanzione amministrativa di euro 20.000 poiché venivano rinvenuti 3 computer utilizzati per le scommesse e 5 “slot-machines”senza la prescritta autorizzazione, tutto sottoposto a sequestro. L’esercizio commerciale veniva segnalato al comune di Luzzi – settore attività economiche e produttive, per l’eventuale cessazione o sospensione dell’attività.
Segnalati anche amministrativamente per “Mancata esposizione dei prezzi di vendita al pubblico dei tabacchi” il titolare di un bar di Luzzi, poiché non esponeva i prezzi di vendita al pubblico dei tabacchi. Al predetto veniva elevata una sanzione amministrativa di euro 250.
Infine, è stato segnalato alla Prefettura di Cosenza, quale “Assuntore di sostanze stupefacenti”,un 17enne di Rende, al quale è stato sequestrato 1 grammo di Marijuana.
CITTA’ DEL VATICANO – Un nuovo e recente filone di indagini condotto dalle autorità vaticane nell’ambito del preseminario San Pio X, il collegio situato a palazzo San Carlo, dentro le mura leonine, dove alloggiano i cosiddetti “chierichetti” del Papa, ha portato alla luce che negli ultimi anni si sono verificate vicende di rapporti omosessuali tra i ragazzi ospiti.
I risultati delle indagini, come apprende l’Ansa, ribaltano le conclusioni di precedenti accertamenti che invece non avevano trovato riscontri per simili vicende.
I casi di molestie sessuali tra gli alunni del preseminario, situato a pochi metri da Casa Santa Marta, residenza dell’attuale Pontefice, sono stati al centro di recenti inchieste giornalistiche sia nel nuovo libro di Gianluigi Nuzzi, “Peccato originale”, sia nella trasmissione tv Le Iene. (Ansa)
È la storia di due giovani coniugi a cui un destino crudele ha tolto la felicità più grande: fare i genitori del loro figlioletto. La loro piccola creatura, per una colpa che si vuole accertare, è morto ancor prima di poter emettere un vagito: un bambino a cui è stato tolto il diritto alla vita, a crescere con il suo papà e la sua mamma.
La vicenda, che doveva essere a lieto fine, che invece ebbe un epilogo doloroso, iniziò in un freddo mattino d’inverno di pochi anni fa, quando una coppia di giovani sposi si recava all’Ospedale dell’Annunziata, per far nascere lì il loro primo figlio.
Il signor C. accompagnava la propria moglie, signora M., giunta al termine della gravidanza, presso il Pronto Soccorso del Presidio Ospedaliero di Cosenza. Giunti al reparto di Ginecologia e Ostetricia, dopo circa mezz’ora, la signora veniva visitata dal ginecologo di turno, che, tra l’altro, era la dottoressa che l’aveva seguita privatamente durante il periodo della sua gravidanza. La signora M. effettuava un’ecografia con cui si accertava che il battito cardiaco fetale era regolare e che il bambino godeva ottima salute. Tutto sembrava procedere nel migliore dei modi, ma l’epilogo fu terribile.
Da allora in poi, infatti, la signora veniva abbandonata a se stessa, senza nessun controllo. Non veniva né sottoposta a tracciato cardiotocografico, né ad alcuna visita, nonostante le sue accorate richieste. Quel tracciato veniva eseguito soltanto dopo molto tempo, quando ormai il piccolo era morto nel grembo materno, non riscontrandosi più il battito del suo piccolo cuore, che mai più avrebbe potuto battere per le emozioni che la vita gli avrebbe potuto riservare.
I genitori del bambino denunciavano i fatti alla Procura della Repubblica di Cosenza, ma solo dopo numerose vicissitudini il caso veniva finalmente riaperto. A seguito di una reiterata richiesta di archiviazione dell’Ufficio di Procura, la coppia, tramite il loro legale di fiducia, avvocato Margherita Corriere, e il loro consulente romano, prof. Sergio Funicello, specializzato sia in medicina legale che in ostetricia e ginecologia, ha promosso opposizione all’archiviazione, in quanto vogliono che sia fatta concreta chiarezza su tutto l’accaduto e sulla tragedia di cui sono rimasti vittime insieme con la loro creatura.
I genitori del bimbo morto chiedono al Gip di ottenere giustizia, che siano compiute le idonee indagini e che sia eseguita la consulenza peritale da parte di un professionista specializzato in ostetricia e ginecologia, al fine di poter fornire le dovute risposte.
Quelle risposte che, ad oggi, non si sono avute. Secondo il consulente dei genitori, il prof. Funicello, visto che la signora M. aveva una gravidanza a rischio per trombofilia, reclama il fatto che occorreva un monitoraggio costante, da ottenere attraverso un tracciato cardiotocografico, al fine di cogliere immediatamente eventuali alterazioni del battito fetale o, in alternativa, l’espletamento immediato del parto con taglio cesareo.
“A un bel bambino è stato negato il diritto di nascere e di avere una sua vita. Urge fare chiarezza, occorrono adeguate e accurate indagini per accertare i fatti e i responsabili”. La giovane coppia, ancora chiusa nel suo dolore, aspetta fiduciosa, con il supporto del proprio legale e del proprio consulente, la decisone che il Gip Branda adotterà all’esito dell’udienza camerale del prossimo 20 novembre.
“È con profonda tristezza che apprendo della prematura scomparsa dell’agente della Polizia municipale Daniela Sesti”. Il sindaco Mario Occhiuto, con la Giunta, con la presidenza del Consiglio e con il comandante della Polizia municipale Giovanni De Rose, esprime il più sentito cordoglio per la morte della giovane vigilessa di 48 anni che lascia una bambina e il marito anch’egli vigile urbano.
“Il Comune di Cosenza e l’intero corpo della Polizia municipale – aggiunge il Sindaco – partecipano a questo evento doloroso con forte sentimento di commozione. Giungano alla famiglia le condoglianze di tutti noi”.
L’ auto di un imprenditore è stata data alle fiamme da ignoti a Cosenza. L’episodio è successo ieri sera tra via Monfalcone e via Veneto dove, dopo una segnalazione, si è recato un equipaggio della Polizia. Dai primi accertamenti gli agenti hanno subito nutrito dubbi sulla natura accidentale dell’incendio.
Sul posto sono giunti anche i Vigili del Fuoco che hanno domato le fiamme. L’auto è andata completamente distrutta. Personale della Polizia scientifica ha effettuato i rilievi del caso e dai primi accertamenti sembra che il rogo sia di natura dolosa. Sono in corso indagini della polizia per risalire agli autori del gesto.
I carabinieri della stazione di Fagnano Castello, insieme ai colleghi della compagnia di San Marco Argentano, hanno arrestato con l’accusa di estorsione Giovanni Arturi, 39 anni, di Corigliano Calabro, già noto alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio.
Le indagini culminate con l’arresto di Arturi sono state avviate a seguito di un furto, avvenuto qualche giorno prima all’interno di una cooperativa agricola ubicata nel territorio di Fagnano, dove erano state rubate, tra le altre cose, una cucitrice elettrica industriale per sacchi per castagne, 3 computer, nonché alcuni pezzi di un’auto d’epoca presente nel piazzale dell’azienda. Secondo quanto accertato, l’uomo avrebbe poi chiesto del denaro per la restituzione della refurtiva.
Nel corso delle attività investigative era stato individuato un soggetto quale potenziale responsabile. Per appurarlo i militari hanno predisposto un mirato servizio di osservazione al fine di coglierlo nel tentativo di ricevere il denaro richiesto alla cooperativa per la restituzione della merce.
Personale dell’Arma a bordo di più pattuglie ha monitorato la zona riuscendo a seguire la vittima, ignara dell’attività dei carabinieri nei suoi spostamenti e nella consegna del denaro ad Arturi.
La scena è stata completamente osservata da un dispositivo dei carabinieri, che, una volta concretizzata la presunta estorsione, hanno subito bloccato Giovanni Arturi che è stato condotto nella caserma del comando compagnia carabinieri di San Marco Argentano dove è stato dichiarato in arresto e successivamente tradotto, cosi come disposto dall’autorità giudiziaria di Castrovillari, presso la locale casa circondariale del Pollino.
La vittima dell’ennesimo incidente sulla 106, Lucrezia Brunacci (foto tratta dal suo profilo Facebook)
Erano le 6.30 di stamattina quando sul tratto di strada più pericoloso d’Italia, la statale 106 ionica, meglio conosciuta come la “strada della morte”, due mezzi, un’auto e un furgone si sono violentemente scontrati all’altezza di Villapiana. Ad avere la peggio la conducente dell’auto, Lucrezia Brunacci, sfortunata operatrice socio sanitaria di 30 anni che purtroppo è deceduta sul colpo. La donna si stava recando al lavoro presso una struttura di Corigliano.
Gli occupanti del furgone, tre persone sono rimaste ferite di cui una in modo critico. Sul posto sono giunti per i rilievi la Polstrada di Trebisacce, i soccorritori e i Vigili del fuoco di Castrovillari e Rossano, colleghi di Damiano Colucci, fidanzato della povera vittima.
Le cause del sinistro mortale non sono ancora chiare, ma su tutte appaiono gigantesche le responsabile dell’arteria che – insicura e pericolosissima – da anni produce disgrazie senza che nessuno abbia mai posto rimedio. Una strada killer che dall’inizio dell’anno ha fatto 14 vittime, ricorda Fabio Pugliese, presidente dell’associazione “Basta vittime sulla 106” su Facebook.
L’associazione “Basta vittime sulla statale 106”: Lucrezia 14° vittima della strada della morte
“Lucrezia, – scrive Pugliese – è la quattordicesima vittima della S.S.106 in Calabria dal primo gennaio del 2017 fino ad oggi. L’Associazione pertanto evidenzia l’ennesimo incidente avvenuto sulla “vecchia” S.S. 106 a Villapiana nel tratto in cui è stato già approvato l’ammodernamento a 4 corsie con spartitraffico centrale e di cui esistono da anni i finanziamenti per la realizzazione di un’Opera che garantirebbe maggiore sicurezza e denuncia l’immobilismo istituzionale e l’incapacità dello Stato di cancellare questa autentica vergogna ed, insieme, la più grande Strage di Stato della storia della nostra Repubblica”.
Pugliese: “Stato assassino, ogni giorno uccide i calabresi”
“Lo Stato Assassino – attacca con rabbia Pugliese – che ogni giorno uccide i calabresi sulla S.S. 106 è incapace di investire risorse affinché possa essere sviluppato un cospicuo piano di investimenti infrastrutturale necessario per la messa in sicurezza subito e l’ammodernamento di una arteria viaria contraddistinta da illegalità diffuse e da una scarsa manutenzione che la rendono una mulattiera che versa peraltro in uno stato comatoso”.
“Non è più possibile – sottolinea il presidente – che ancora oggi nel 2017, alcuni sindaci ed amministratori, pochi cittadini legati ai propri personalissimi interessi insieme a qualche parlamentare che si spende, senza alcuna vergogna, nell’offesa dell’interesse generale e collettivo favorendo interessi privati peraltro in certi casi di oscura natura possano determinare lo stallo di una “strada” che miete vittime e feriti con una frequenza precisa, puntuale e disastrosa. Così come è intollerabile che la Calabria sia offesa da ogni Governo (compreso quello attuale), che puntualmente promette l’ammodernamento della S.S.106 salvo poi – nei fatti – tradire ogni impegno assunto”.
“L’Associazione si stringe attorno alla Famiglia Brunacci, ai Parenti ed agli amici tutti, a cui esprimiamo sentimenti di vicinanza e cordoglio. Noi non dimenticheremo un’altra vita spezzata, un’altra vittima della S.S.106, la “strada più pericolosa d’Italia”. Noi non resteremo in silenzio davanti all’ennesima vittima che poteva essere evitata! Noi non resteremo indifferenti ed in silenzio davanti all’ennesima vittima di una strada sempre più serial killer in Calabria ed in Italia. La “strada della morte”, non ci stancheremo mai di ripeterlo, rappresenta una vergogna per una società civile ma è anche la più grande Strage di Stato della storia della Repubblica italiana”.
Una donna di 30 anni, Lucrezia Brunacci, di Trebisacce, è morta sul colpo in un incidente stradale avvenuto sulla strada statale 106 a Villapiana.
L’utilitaria condotta dalla donna, per cause in corso di accertamento, si è scontrata frontalmente con un furgone con a bordo tre persone, due uomini e una donna, che sono rimaste ferite.
La vittima era diretta a Corigliano Calabro dove lavorava in una struttura sanitaria privata. I feriti sono stati soccorsi dagli operatori del 118 e portati nell’ospedale di Rossano dove per uno dei due uomini, apparso in condizioni più gravi i sanitari, hanno disposto il trasferimento in elisoccorso all’ospedale di Cosenza.
Sul luogo dell’incidente sono intervenuti i carabinieri che hanno avviato gli accertamenti sulla dinamica, una pattuglia della Polstrada di Trebisacce e i Vigili del fuoco di Castrovillari e Rossano. Sul tratto dell’arteria, provvisoriamente chiuso, è giunto personale dell’Anas per il ripristino della circolazione.
E’ morto nella notte Totò Riina, 87 anni appena compiuti, capo indiscusso di Cosa nostra. Il boss, che era malato da tempo, è deceduto dopo le 3.30 nel reparto detenuti dell’ospedale di Parma.
Operato due volte nelle scorse settimane, dopo l’ultimo intervento era entrato in coma. La Procura di Parma ha disposto l’autopsia sulla salma perché, ha spiegato il procuratore Antonio Rustico, il decesso è avvenuto in ambiente carcerario e quindi richiede completezza di accertamenti, a garanzia di tutti”.
Protagonista della stagione delle stragi, al nome di Riina sono legati alcuni dei più clamorosi attacchi mafiosi allo Stato, dagli omicidi Scaglione e Mattarella alle stragi di Capaci e di via D’Amelio. Nonostante la detenzione al 41 bis da 24 anni, per gli inquirenti Riina era ancora il capo di Cosa nostra.
Riina era malato da anni, ma negli ultimi tempi le sue condizioni erano peggiorate tanto da indurre i legali a chiedere un differimento di pena per motivi di salute. Istanza che il tribunale di Sorveglianza di Bologna ha respinto a luglio. Quando ormai era chiaro che le sue condizioni erano disperate, poche ore prima del decesso, il ministro della Giustizia ha concesso ai familiari un incontro straordinario col boss. Riina stava scontando 26 condanne all’ergastolo per decine di omicidi e stragi tra le quali quella di viale Lazio, gli attentati del ’92 in cui persero la vita Falcone e Borsellino e quelli del ’93, nel Continente.
Sua la scelta di lanciare un’offensiva armata contro lo Stato nei primi anni ’90. Mai avuto un cenno di pentimento, irredimibile fino alla fine, solo tre anni fa, dal carcere parlando con un co-detenuto, si vantava dell’omicidio di Falcone e continuava a minacciare di morte i magistrati. A febbraio scorso, parlando con la moglie in carcere diceva: “sono sempre Totò Riina, farei anche 3.000 anni di carcere”. L’ultimo processo a suo carico, ancora in corso, era quello sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, in cui è imputato di minaccia a Corpo politico dello Stato. Ieri, nel giorno del suo 87esimo compleanno, il figlio Giuseppe Salvatore, che ha scontato una pena di 8 anni per mafia, ha pubblicato un post di auguri su FB per il padre.
Conti correnti, cassette di sicurezza, polizze assicurative e titoli per un valore complessivo di oltre 2,5 milioni di euro sono stati sequestrati dai finanzieri di Reggio Calabria all’ex presidente del Catanzaro calcio Giuseppe Cosentino, imprenditore nel settore dell’import-export di articoli per la casa, alla figlia Ambra e al promotore finanziario milanese Stefano Noschese.
Il decreto di sequestro preventivo è stato emesso dal tribunale di Palmi su richiesta della locale Procura della Repubblica guidata da Ottavio Sferlazza.
Il provvedimento segue l’ulteriore sequestro per 3,5 milioni di euro (tra rapporti finanziari, quote societarie riferibili a 3 società, 12 unità immobiliari e 3 autovetture) e l’esecuzione di 8 misure cautelari condotta a maggio 2017 dalle Fiamme gialle reggine nell’ambito dell’operazione Money gate, in relazione a presunti reati di riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, appropriazione indebita, associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità e frode fiscale.
Secondo l’accusa, Cosentino, quale rappresentante legale della “Gicos Import-Export Srl”, si era avvalso di una serie di articolati sistemi per realizzare reati di natura fiscale (utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, frode fiscale ed altro) e per appropriarsi indebitamente, in danno della compagine societaria e dei creditori della menzionata GICOS, di oltre 8,8 milioni di euro, accumulati nel corso degli anni attraverso l’utilizzo di fatture false per quasi 2 milioni di euro – la maggior parte delle quali emesse da una società con sede negli Stati Uniti.
Al riguardo, gli accertamenti finanziari svolti su scala internazionale avrebbero dimostrato come la Gicos aveva di fatto utilizzato negli anni d’imposta 2006, 2007 e 2008 tali documenti come scusa per trasferire negli Stati Uniti somme di pari importo e come, pochi giorni dopo l’avvenuto accredito delle stesse somme negli Stati Uniti, queste erano state bonificate (previa trattenuta del 5%) su una serie di conti correnti in Svizzera intestati a società con sede in paradisi fiscali (Isole Vergini Britanniche, Panama, Belize, ecc.) di fatto riconducibili a Cosentino Giuseppe e, da qui, nuovamente trasferite su ulteriori conti correnti svizzeri intestati a società estere riferibili sempre al nominato Cosentino, ovvero trasferite su suoi conti correnti cifrati.
In merito, le attività ispettive condotte dai finanzieri hanno accertato che la Gicos aveva fatto confluire i corrispondenti fondi “neri” su conti correnti intestati ai propri dipendenti, i quali, successivamente, avevano emesso assegni a favore di ulteriori impiegati, che, a loro volta, li avevano incassati in contanti prevalentemente con banconote del taglio di. 500 euro, versandoli infine sui conti correnti personali di Cosentino e dei suoi familiari, o depositandoli in cassette di sicurezza da cui erano stati da ultimo prelevati e trasferiti in Svizzera sugli ulteriori conti del predetto imprenditore.
Di fatto, spiega la procura di Palmi, la “Gicos Import-Export Srl” ha omesso di dichiarare – per gli anni d’imposta dal 2006 al 2011 – ricavi per oltre 7,3 milioni di euro. Il tutto, in definitiva, per far perdere le tracce dei flussi finanziari che, originati in Italia, erano confluiti, previ successivi vorticosi passaggi e trasferimenti anche oltre oceano, in Svizzera.
Grazie alla collaborazione delle Autorità Svizzere, attivate con Rogatoria internazionale dalla Procura della Repubblica di Palmi, è stato altresì accertato che in quel Paese erano stati effettuati nel periodo 2006/2011 versamenti di contanti per oltre 4 milioni di euro, uno dei quali versato su un conto corrente cifrato denominato “cioccolato” riconducibile alla figlia Ambra Cosentino.
Le stesse somme erano state successivamente trasferite, nel gennaio 2012, su un conto corrente svizzero di una ulteriore società estera, quindi convertite in franchi svizzeri e bonificate su un ulteriore rapporto bancario nel gennaio 2013, ed infine accreditate su un c/c localizzato alle Bahamas.
Si aggiunge che una parte dei fondi detenuti in Svizzera sono stati fatti successivamente rientrare per complessivi 5,6 milioni euro in Italia su conti correnti intestati ad una ulteriore società riconducibile al predetto Giuseppe Cosentino, per il tramite dello strumento normativo dello “scudo fiscale” del 2009 ed utilizzate per investimenti finanziari (acquisto e vendita di titoli), nonché a garanzia di un’apertura di credito per 3 milioni di euro a valere su un conto corrente dello stesso Giuseppe Cosentino, a sua volta utilizzato per acquistare merci, nonché per erogazioni – classificate come “anticipo socio” – alla stessa Gicos e al “Catanzaro Calcio 2011 Srl”.
Oltre a tali somme, Cosentino risulta altresì aver rimpatriato – nell’ambito del cosiddetto “scudo ter” – l’ulteriore importo di 2.320.504,92 euro proveniente da un rapporto finanziario acceso presso un Istituto di credito di Hong Kong.
In esito alle attività investigative ed alla luce di successivi e nuovi elementi emersi nel corso delle indagini ed attentamente valorizzati dalla Procura di Palmi, il Giudice per le indagini preliminari presso il locale Tribunale ha ora disposto il sequestro preventivo di ulteriori somme di denaro pari a circa 2,5 milioni di euro distinte come segue:
1.458.895,27 euro nei confronti di Giuseppe Cosentino; 642.500,00 euro nei confronti di Ambra Cosentino e Stefano Noschese e 493.323,99 euro nei confronti della società Gicos Import-Export Srl.
In definitiva, i due provvedimenti emessi dal Gip presso il Tribunale di Palmi in data 17 maggio 2017 e 07 novembre 2017, ed eseguiti dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria hanno portato al sequestro complessivo di circa 6 milioni di euro.
Tragedia familiare a Rossano, nel cosentino. Un giovane di 26 anni, Alessandro Manzi, ha ucciso a fucilate il padre Mario e si è poi costituito ai carabinieri. L’omicidio, secondo le prime notizie, è avvenuto nell’abitazione di famiglia, probabilmente al culmine di una lite.
Il giovane, dopo l’arresto è stato portato nella caserma della Compagnia carabinieri di Rossano, dove gli investigatori lo stanno interrogando.
Le indagini, sono dirette dal pm di turno presso la Procura di Castrovillari. Da capire ancora il movente. Non è chiaro se Alessandro Manzi abbia avuto un raptus dopo un violento litigio oppure abbia ucciso il papà per altri motivi.
Da quanto si è appreso, al momento dell’omicidio di Mario Manzi in casa c’erano altre persone. Padre e figlio sarebbero già noti alla giustizia.
La scorsa notte, a Rocca di Neto (Crotone), i carabinieri della locale stazione sono intervenuti presso l’abitazione di una giovane donna rumena di 23 anni che poco prima aveva partorito, ma il bambino sarebbe nato morto.
La segnalazione è pervenuta ai militari dell’Arma dal pronto soccorso di Crotone dove si era presentata la madre perché bisognevole di cure mediche. Sono in corso indagini da parte dei militari di Rocca di Neto e della Compagnia di Crotone per capire cosa sia effettivamente successo. Dalle prime informazioni, sembrerebbe che la donna non si sarebbe mai sottoposta a visite mediche nel corso della gravidanza.
La ventitreenne avrebbe partorito in casa e si è poi recata in ospedale per farsi curare la fase post partum. I medici hanno però allertato i carabinieri in presenza di un parto senza neonato. I militari sono andati a casa e hanno trovato il feto senza vita adagiato sul letto. Nell’appartamento, nel centro storico di Rocca, c’erano anche dei connazionali della giovane.
Sarà un galà enologico, con i 100 migliori vini calabresi in una degustazione curata dai sommelier dell’Ais e uno straordinario brindisi augurale per risultati raggiunti dal Vigneto-Calabria nella Guida “Vitae 2018”.
Hanno eletto Cosenza capitale del vino per il prossimo sabato 18, i sommelier dell’AIS Calabria, promuovendo un eccezionale evento per presentare, dalle ore 16:30 alle 21:00, nella suggestiva cornice dei saloni dell’Enoteca regionale al Palazzo della Provincia in Piazza XV marzo, la nuova Guida ufficiale dell’Associazione Italiana Sommelier considerata la “bibbia” dei vini d’Italia.
E’ il debutto dell’edizione 2018 di quest’opera in Calabria e per l’occasione interverrà Antonello Maietta, presidente nazionale dell’AIS.
Sarà un appuntamento da non perdere: negli eleganti saloni dell’enoteca istituzionale nel centro storico cosentino, la presentazione della Guida verrà affiancata dai banchi di assaggio delle migliori etichette calabresi. La presidente di AIS Calabria, Maria Rosaria Romano, ha voluto, infatti, promuovere in degustazione oltre ai sei vini che hanno ricevuto il lusinghiero riconoscimento delle “4 viti” ed anche il super-premiato col “Taste-vin”, dedicato ai custodi dei vitigni, i due segnalati col Cupido (amore al primo sorso, il “coup de coeur” dei francesi), i quattro gratificati col Salvadanaio che segnalano in guida i vini col miglior rapporto qualità-prezzo ma anche quelli di tutte le 53 aziende locali recensite nella guida Vitae 2018 (edizione cartacea e “app” on-line), allo scopo di accendere i riflettori sulle produzioni vitivinicole calabresi di qualità.
L’evento di sabato a Cosenza si annuncia, insomma, “La degustazione dell’anno”, una kermesse – curata e gestita dai sommelier dell’AIS-Calabria – che vedrà sfilare sul red carpet dell’enoteca bruzia ben 30 vini con punteggi di vertice (che verranno premiati con l’attestato) e in degustazione 100 bianchi, rosati, rossi, passiti e bollicine delle 53 aziende calabresi recensite.
La guida Vitae 2018 è un vero e proprio manuale del bere bene che, con 2080 pagine, batte ogni record nell’editoria del settore. Frutto di un lavoro capillare, ha impegnato per mesi un migliaio di sommelier che hanno valutato oltre 30mila vini, rigorosamente “alla cieca” ed è una monumentale opera editoriale collettiva.
“Accende i riflettori – sottolinea Maria Rosaria Romano, presidente di AIS Calabria – su un’enologia in crescita come quella calabrese, decisamente orientata in un percorso di qualità del prodotto, che punta sul territorio e le sue tradizioni e sulla riscoperta e la valorizzazione di un ampio e prezioso patrimonio di vitigni autoctoni sottratti all’oblio”.
Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza calcio trovato morto sotto un camion nel 1989, a Roseto Capo Spulico, sarebbe stato ucciso soffocato, forse da una sciarpa di lana, per mano di una o più persone. A questa conclusione sarebbero arrivati i periti delegati dal gip del tribunale di Castrovillari dopo il nuovo esame autoptico effettuato questa estate.
A renderlo noto è stata la sorella del calciatore, Donata Bergamini, che è a conoscenza degli esiti peritali. “Sono a conoscenza – scrive la donna su Facebook – che oggi è stato effettuato il deposito. Ma io ero presente alle operazioni peritali. La mia famiglia ha lottato per una verità negata per 28 anni, consentitemi almeno questo: mio fratello è morto soffocato senza se e senza ma. Lo sapevo già attraverso i miei consulenti.
Finalmente si riconosce la verità”, afferma Donata.
A riaprire l’inchiesta la scorsa primavera, con l’ipotesi di omicidio, era stato il procuratore della Repubblica di Castrovillari Eugenio Facciolla. Due gli indagati nel nuovo fascicolo: l’ex fidanzata Isabella Internò e l’autista del camion Raffaele Pisano. La donna, unica testimone insieme al camionista, si è sempre proclamata innocente. L’inchiesta era stata archiviata due volte per suicidio.
Un cittadino indiano è stato sottoposto a fermo dai carabinieri a Siderno perché ritenuto l'autore dell'omicidio di un connazionale.
Il cadavere della vittima era stato...
di Andrew Spannaus *
Durante la Guerra fredda, Stati Uniti e Urss erano convinti che l'altro potesse lanciare un attacco preventivo in qualsiasi momento. Per...