Stefano Perotti resta in carcere, come Ercole Incalza. Per i due principali indagati nell’inchiesta fiorentina sui grandi appalti, dopo gli arresti della scorsa settimana “il quadro indiziario si è ulteriormente aggravato”. Negli interrogatori di garanzia entrambi hanno negato di aver “brigato” per pilotare alcune fra le più importanti opere pubbliche italiane, dall’Alta velocità alla Salerno-Reggio Calabria, ma il Gip non ha creduto alla loro versione dei fatti. Anzi. Perotti, scrive il giudice fiorentino Angelo Pezzuti, “di fatto, ha finanziato la società Green Field, che aveva come scopo quello di pagare personaggi istituzionali”. Quali? Incalza, appunto, e il suo collaboratore, Sandro Pacella, ora ai domiciliari.
Il succo delle accuse formulate dai pm Luca Turco, Giuseppina Mione e Giulio Monferini e dai carabinieri del Ros di Firenze è riassunto dal gip in cinque righe: l’ex capo della struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture, Incalza, “avrebbe procurato a Perotti”, ingegnere e imprenditore, “una serie di incarichi di progettazione e di direzione dei lavori in relazione a opere pubbliche o, comunque, l’avrebbe agevolato nel conseguimento dei suddetti incarichi, ricevendo, per sé e per Sandro Pacella, l’utilità costituita dalla loro partecipazione di fatto alla Green Field System, società che erogava in loro favore somme di denaro”.
Da quanto emerso nelle indagini, scrive il gip, che Incalza abbia favorito Perotti è “evidente e incontestabile”. Per quanto riguarda la Green Field, “snodo fondamentale della vicenda”, durante l’interrogatorio di garanzia Perotti “ha affermato, con chiarezza, di essere stato lui a costituire la società” e, aggiunge il gip, sebbene poi abbia cercato di fare marcia indietro, “sembra tuttora il vero amministratore della stessa e proprietario delle quote”. A cosa servisse la Green Field lo spiega in un’intercettazione un collaboratore di Perotti, Massimo Fiorini: “E’ una società di pubbliche relazioni con il mondo parlamentare”. E’ dopo aver riportato questo passaggio che il gip, per sottolineare i legami fra la Green Field e funzionari dello Stato, ricorda come Incalza “abbia ricevuto ingenti somme di denaro, fino al 2008, dalla stessa società” sotto forma di compensi per “prestazioni di consulenza”.
Ad aggravare il quadro indiziario contro Perotti, così come contro Incalza, ci sono anche le buste trovate dietro dei libri negli uffici della Green Field. Contenevano 2 mila euro: gli investigatori ritengono fossero il residuo di circa 50 mila euro in parte ‘dirottati’ verso Incalza e Pacella. E poi c’è la lettera trovata a Perotti. Era su carta intestata ‘Il ministro delle Infrastrutture e Trasporti’, era indirizzata a Palazzo Chigi e aveva “come oggetto – scrive il gip – la sollecitazione a fissare il calendario delle prossime riunioni del Cipe in relazione ad alcuni interventi”. Questo, annota il gip, “lascia ritenere che”, nonostante Incalza sia ‘in pensione’ da gennaio 2015, “il canale di relazioni tra Perotti e i soggetti istituzionali sia ancora aperto”.