
Venti giorni dopo gli arresti per le presunte tangenti sulle grandi opere, l’ex supermanager delle Infrastrutture, Ercole Incalza, 71 anni, è uscito dal carcere ed è tornato a casa, dove resterà agli arresti domiciliari. Il gip Angelo Antonio Pezzuti ha concesso il beneficio sia per l’età sia perché non sussiste il pericolo di recidiva dell’ex manager.
I pm di Firenze avevano espresso parere negativo alla scarcerazione di Ercole Incalza. E’ quanto emerge nell’ordinanza del gip Pezzuti che ha concesso oggi al manager gli arresti domiciliari.
Il giudice per le indagini preliminari rileva che “nessuna circostanza nuova è intervenuta a modificare o attenuare il quadro indiziario esistente al momento dell’emissione dell’ordinanza di applicazione della misura del carcere. Diversamente – ha detto nel provvedimento del gip – devono ritenersi attenuate le esigenze cautelari. Il periodo di tempo trascorso dall’indagato in regime di custodia in carcere, sembra avere esercitato, in un soggetto assolutamente nuovo all’esperienza carceraria e di età avanzata, un’adeguata efficacia deterrente verso il pericolo di recidiva”.
Per il gip, inoltre, non sussistono “elementi specifici che facciano ritenere l’indagato come in qualche modo propenso all’inosservanza dell’obbligo di non allontanarsi dal domicilio a fini criminosi”. Il difensore di Incalza, Titta Madia, nell’esprimere soddisfazione per la decisione del gip Pezzuti, ha aggiunto che la modifica della misura cautelare consentirà al suo assistito “di preparare al meglio la difesa”.
Il caso Incalza ha scatenato un vero terremoto politico che ha portato l’ex ministro ale Infrastrutture Maurizio Lupi a rassegnare le dimissioni. La procura della Repubblica di Firenze guidata da Giuseppe Creazzo aveva ipotizzato un “sistema corruttivo” con un giro di presunte tangenti sui grandi appalti. Nelle carte dell’inchiesta era comparso anche il nome del ministro e del figlio (non indagati), entrambi destinatari di ipotetiche “regalie” dal gruppo capeggiato da Ercole Incalza.