Le mascherine non sono in grado di fermare totalmente il Virus, ma permettono di far entrare nell’organismo particelle virali in grado di aumentare la percentuale di infezioni da SARS-CoV-2 che restano però asintomatiche.
E’ quanto emerge da uno studio coordinato da Monica Gandhi, medico americano docente di medicina all’Università di San Francisco, in California, e pubblicato sul New England Journal of Medicine.
I ricercatori ipotizzano che se le mascherine fossero indossate da tutti a livello universale queste particelle di virus che entrano nell’organismo possono contribuire a trovare una buona risposta immunitaria, con lo stesso principio della “Vaiolizzazione”, cioè quello di inoculare a quei tempi piccole dosi di infezioni del Vaiolo da persone malate a quelle sane per rafforzare il sistema immunitario di quest’ultime. In sostanza, è il concetto dello studio, più la popolazione contrae il virus in piccole quantità, restando appunto asintomatico, maggiore è la possibilità di immunizzare l’organismo, come se fosse un vaccino.
“Il tasso di infezione asintomatica da SARS-CoV-2 è stato stimato essere del 40% dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC) a metà luglio, ma i livelli di infezione asintomatica sono segnalati essere superiori all’80% in ambienti con mascheramento facciale universale, il che fornisce prove osservazionali per questa ipotesi” che potrebbe portare alla cosiddetta immunità di gregge.
Lo studio cita alcuni esempi come l’epidemia su una nave da crociera argentina chiusa dove ai passeggeri sono state fornite mascherine chirurgiche e al personale maschere N95. Ne è venuto fuori che il tasso di infezione asintomatica è stato dell’81% (rispetto al 20% nei precedenti focolai di navi da crociera senza mascheramento universale).
In due recenti focolai negli stabilimenti di trasformazione alimentare degli Stati Uniti, dove a tutti i lavoratori sono state date mascherine ogni giorno ed è stato richiesto di indossarle, la percentuale di infezioni asintomatiche tra le oltre 500 persone che sono state infettate è stata del 95%, con solo il 5% in ciascuna focolaio con sintomi da lievi a moderati.
I tassi di mortalità nei paesi con mascheramento obbligatorio o applicato a livello di popolazione sono rimasti bassi, anche con la recrudescenza dei casi dopo la revoca dei lockdown.
Si legge ancora nella ricerca che “mentre attendiamo i risultati delle sperimentazioni sui vaccini, tuttavia, qualsiasi misura di salute pubblica che possa aumentare la percentuale di infezioni asintomatiche da SARS-CoV-2 può rendere sia l’infezione meno mortale, sia aumentare l’immunità a livello di popolazione senza gravi malattie e decessi”.
Solo una ipotesi di studio al momento. Tuttavia arriva una autorevole conferma a ciò che da mesi va ripetendo il nanopatologo Stefano Montanari, il quale sostiene che “le mascherine non servono a nulla”, ovvero questi dispositivi “proteggono dai virus come una cancellata alla finestra difende dalle zanzare”.
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