8 Ottobre 2024

Covid, che fine ha fatto la terapia salvavita del plasma iperimmune? Un mistero

La terapia del prof De Donno è scomparsa e nessuno ne parla, nel momento in cui, come raccontano i media, le terapie intensive si starebbero riempiendo. Eppure in primavera questo trattamento salvava vite. Ma a Roma non interessa, probabilmente perché costa zero.

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Che fine ha fatto la terapia al plasma iperimmune testata con successo negli ospedali di Mantova e Pavia in piena crisi epidemica? Un mistero. Eppure il trattamento praticato dal professor Giuseppe De Donno è stato utile a salvare molte vite in primavera, tant’è che nel nosocomio mantovano, dove il primario di pneumologia e terapia intensiva lavora, per molte settimane sono stati a decessi zero.

Sembra invece che oggi la terapia del plasma, allora osteggiata da molti sedicenti scienziati, sia sparita dai radar, nonostante l’efficacia del trattamento. Una terapia “presa in prestito” e adottata con successo anche negli Stati Uniti e non solo. In questi giorni di allarme per i decessi e per i pazienti nelle terapie intensive, il plasma convalescente potrebbe essere di grande aiuto per salvare vite. Perché non si pratica?

Ma ai media e al governo evidentemente non importa. A costoro interessa solo allarmare, come se questa presunta seconda ondata è capace di fare una strage di anziani, giovani e bambini. Ovviamente falso, come riferiscono molti scienziati veri, onesti e seri.

A loro interessa soltanto terrorizzare e impaurire la popolazione al punto da stremarla ed esasperarla. I titoli di Tg e giornaloni sono ormai un copione collaudato: “Aumentano morti e contagiati”. E chi osa chiedere per quale reale causa queste persone siano decedute loro rispondono a reti unificate: “Covid, Covid, Covid…”. Guai a mettere in dubbio la loro presunta verità. Esiste solo il Covid, punto.

Nessuno si azzarda a spiegare e distinguere per fasce di età o per patologie pregresse. E’ un ‘sacrilegio’ divulgare i report di Oms, Iss e altri istituti sanitari. Eppure i dati ufficiali sono fruibili a tutti sui siti di sanità pubblica; per dire che i giornalisti possono verificare (hanno un obbligo deontologico prima che morale) ma non lo fanno. Perché? Altro mistero.

Lo stesso governatore del Veneto Luca Zaia si era spinto ad affermare che se una persona guarita dal covid a marzo, dopo mesi muore di infarto o per un incidente stradale, quel decesso rientra nel calderone dei morti per Covid: “So che è sbagliato e assurdo, ma a Roma (nel governo e nel Cts) ragionano così”, disse. Un’ammissione scomoda e quindi volutamente censurata dai media, ai quali è sufficiente gettare in pasto all’opinione pubblica che il Covid uccide come se fosse la Spagnola.

Si parla solo di “contagiati” e decessi, di lockdown, morti e “contagiati”. Ma contagiati a che cosa, nessuno sa spiegarlo. Infatti lo Spallanzani di Roma per poter distinguere se al tampone una persona risulta positiva al Covid o all’influenza stagionale ha annunciato una sperimentazione. Quindi, sorge spontaneo l’interrogativo: gli oltre 8,5 milioni di tamponi effettuati in questi otto mesi che positività hanno dato? Da quando afferma un candidato al Premio Nobel per la medicina, oltretutto, il virus Sars-Cov 2 non è stato ancora isolato.

Comunque, meglio tardi che mai, vien da dire, poiché la popolazione è terrorizzata da un virus che, secondo molti virologi veri e seri – non i sedicenti che affollano i salotti tv – è ora gestibile rispetto alla scorsa primavera. Non è letale come vogliono far credere quelli del circo mediatico che oggi, invece di lanciare messaggi sulle categorie da proteggere, cioè anziani e persone fragili, enfatizzano la pandemia degli asintomatici sanissimi. Ossia il 95%, secondo il virologo di fama mondiale Giorgio Palù, già presidente della Società europea di virologia e fondatore di quella italiana, non un veterinario qualsiasi, con tutto il rispetto per i medici dei nostri amici a quattro zampe.

Nella crisi di marzo aprile c’è stata una emergenza ospedaliera, in particolare in Lombardia, dove il panico ha determinato un flusso incontrollato di persone malate che entravano in intensiva per uscirne senza vita a causa di terapie sbagliate tra cui l’ossigeno “sparato” a manetta nei polmoni. Poi è arrivato De Donno che ha intuito come il plasma convalescente dei guariti, ricco di anticorpi, potesse salvare le persone affette dall’infezione. E c’è riuscito.

La notizia non penetrava nel mainstream. E’ stata censura allo stato puro. Solo dopo un incessante tam tam sui canali social e sui siti di informazione alternativa, Roma si è finalmente accorta della presenza di questa terapia salvavita. E invece di sostenere un trattamento a ‘costo zero’ (appena 80 euro a sacca), guarda il caso, si è messa in moto la macchina del fango. Iniziano a parlarne sul mainstream, ma con l’obiettivo di denigrare e ridicolizzare il prof e la sua terapia. “Ma chi è costui…, ‘ci vogliono evidenze scientifiche’…, ‘non è sicuro’…, può ‘provocare la morte’…Intanto, però, questo medico e la sua equipe salvavano vite con il plasma.

Una forte pressione mediatica che aveva portato il primario a sospendere le sue pagine social e a ritirarsi nel silenzio. Oggi non se ne parla più perché evidentemente gli interessi economici in ballo per il Covid sono di gran lunga superiori agli interessi reali di salvare vite e tutelare la salute dei cittadini.

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